Non è vero che tutto cambia
Presso il rink “Cornwells Skating Center” di Filadelfia, si è svolto un incontro di pattinaggio con oltre 500 atleti: un'occasione per verificare la bontà del nostro lavoro.
Autore
Paolo Marcelloni
13/03/2005

Febbraio 2005, sono trascorsi 11 anni da quando per la prima volta sono stato negli Stati Uniti, in occasione del classico incontro annuale per gli allenatori americani a Las Vegas.
Nel 1994, con una rappresentativa di tecnici italiani mandati dalla nostra federazione, sono entrato per la prima in un “rink” (recinto per pattinaggio a rotelle) americano.
All’epoca (solo da tre anni si gareggiava con il pattino in linea) eravamo alla ricerca di informazioni, considerato che proprio in quell’anno eravamo tornati dal Campionato del Mondo con sole due medaglie, una d’argento ed una di bronzo, conquistate dal settore femminile rispettivamente da Elisabetta Giorgini su pista nei 500 e da Rosanna Saitta su strada in una prova di fondo.
Nel 2004, la situazione risulta del tutto ribaltata (non solo per prestazioni in generale soddisfacenti della nostra Nazionale), infatti lo scorso anno (e precedenti, almeno ultimi 5 anni) sono solo gli atleti seniores del settore maschile a poter vincere gare ad un mondiale.
Nel 1994-1995-1996, atleti del valore di Tony e Dante Muse, Derrek Parra e Chad Hedrik, impartivano negli USA le direttive tecniche per la crescita del movimento.
Alcune di quelle indicazioni mi sono servite per iniziare ad elaborare materiale tecnico di facile utilizzo ed adattabile alle varie competenze tecniche dei nostri atleti.
Non avendo però avuto mai la possibilità di assistere ad una gara indoor in pista piana, su fondo trattato con il famoso “roll-on” e con le loro normative, è rimasta per me fino allo scorso mese, una lacuna da colmare ma soprattutto una verifica della correttezza su quanto in questi anni ho cercato di trasmettere nei vari ambiti federali e se cambiamenti sostanziali fossero avvenuti. La relativa economicità del biglietto aereo, mi ha spinto ha programmare la trasferta.
Nei giorni 25-26-27 febbraio 2005, presso il rink “Cornwells Skating Center” di Filadelfia, si è svolto un incontro di pattinaggio con oltre 500 atleti. Mi aveva informato di tale evento Luigino Verducci, che sarebbe stato lì per realizzare alcuni calchi ad atleti statunitensi.
Volo diretto Roma-Filadelfia, arrivo giovedì pomeriggio 24 febbraio, sotto una fitta nevicata durata per tutta la notte. Venerdì mattino inizio inizia la manifestazione per tutte le categorie previste dal regolamento USA. Una osservazione: la categoria World Class, i migliori, non hanno corso il primo giorno. Altre curiosità: alla categoria Freshman Boys/Girls, appartengono gli studenti universitari del primo anno (le matricole), alla categoria Sophmore Man/Ladies, appartengono gli studenti universitari del secondo anno, Tiny Tot dovrebbero essere i nostri cuccioli.

   


Ecco le loro categorie (spero di inserirle tutte), naturalmente sono maschili e femminili:

World Class
Senior
Junior
Sophmore
Freshman
Elementary
Juvenile
Primary
Classic
Master
Veteran
Grand Veteran


Il “rink” molto simile a quello di Las Vegas, un capannone non più alto di 5 metri, dimensione della pista 25x50, giro di pista con i 4 birilli da 100 metri, spazio per il pubblico e gli atleti solo in un lato lungo della pista, servizi igienici (per gli uomini 2 servizi igienici con porte e tre senza porte ed un lavandino, probabilmente così anche per le donne), un bar nel quale venivano preparati “paninazzi” con i loro ingredienti, dolcetti e bibite; ma attenzione c’era il divieto assoluto di portarsi cibarie varie dall’esterno, i venditori in piccoli spazi erano dislocati in questa area.

   


Annotazione tecnica 1: nelle gare riservate alla categoria World Class (escluse le americane), il percorso è stato modificato, sempre 100 metri al giro, ma su “ovale” (la normale curva geometrica) delimitato in ogni curva da 6 birilli, 2 molto vicini al centro curva e gli altri 4, 2 nell’ingresso e 2 nell’uscita appositamente distanziati.
Annotazione tecnica 2: se nel giro con 4 birilli, a velocità submassimale, il giro di pista viene percorso con 4 passi incrociati per curva (1 passo incrociato è composto da due spinte, una di destro ed una di sinistro) iniziando dal birillo d’ingresso, più due leggere spinte di destro e sinistro in ogni rettilineo (a volte non vengono fatte se la curva viene spinta maggiormente, si prende dopo il quarto passo incrociato la classica posizione base in rettilineo per trasformarla nel carrellamento fino al birillo d’ingresso), per un totale di 12 passi al giro. Con questo numero di passi e sequenza il tempo può variare da 10”50 a 9”50 e sotto (circa).
Sul percorso “ovale”, sempre a velocità submassimale, il giro di pista viene percorso con 2 o 3 passi incrociati per curva, iniziando però da centro curva (viene allungata notevolmente la fase di carrellamento, per mantenere la traiettoria più corta), più una leggera spinta di destro, per un totale di 6-8 passi. Con questo numero di passi e sequenza il tempo non varia di molto rispetto al giro su 4 birilli (vengono percorsi meno metri, si aumenta l’inclinazione dell’asse corporeo in curva). Queste traiettorie tendono ad allargarsi in entrata ed in uscita con l’aumento della velocità, da segnalare il giro alla massima velocità a 8”90 fatto registrare da Joey Mantia, al campionato italiano indoor di Forlì il miglior giro è stato di Luca Presti nella finale 1000 metri, 9”54.
Il fondo: è come avere la sensazione che al posto delle ruote ci siano delle ventose!!! In curva è come mettersi su di un binario!!! E’ vero che si tiene, ma come si sbagliano i carichi e l’assetto si vola via!!!

   


Alcune informazioni sui ritmi organizzativi:
Venerdì, si è gareggiato dalle 9.00 del mattino fino alle 18.00, totale 9 ore, senza pause.
Sabato, si è gareggiato dalle 5.00 del mattino fino alle 18.30, totale 13,30 ore, senza pause (dalle 5.00, non mi sono sbagliato!!!).
Domenica, si è gareggiato dalle 7.00 del mattino fino alle 15.30, totale 8,30, senza pause.
Tempo totale di gare nei tre giorni: 31 ore
Numero totale di gare (batterie e finali): 365
Premiazioni: non effettuate in pista, sono stati i dirigenti a ritirare le medaglie, conquistate dai propri atleti, in segreteria.
Conclusione: “Tutto fa bene… tutto fa male”
Giudici: sono tutti con i pattini, seguono pattinando all’interno della pista gli atleti loro assegnati.
Scorrettezze: leggero spostamento di corsia dell’atleta che viene sorpassato = squalifica, contatto con l’avversario = squalifica, prima partenza falsa = 1 metro indietro, seconda partenza falsa = squalifica.
Contestazioni: solo di un atleta francese squalificato dopo la seconda partenza falsa.
Birilli: il tocco dei birilli non viene sanzionato, ma attenzione… credo di esagerare se in tre giorni di gara sono stati toccati più di 15 volte i birilli, ricordo le 365 gare con una media di 10 atleti a gara.
Gara ad eliminazione World Class e Senior: 60 giri, oltre 50 atleti in gara.
La Nazionale Francese: se visionerete il video sarete voi a giudicare…

   

 

CONSIDERAZIONI PERSONALI:
• quanto visto ed indicato oltre 11 anni fa, non è assolutamente cambiato,

• la gestione del giro di pista (nella gara in questione) è la stessa sia per il settore femminile che per quello maschile,

• è la stessa per tutte le categorie (solo i giovanissimi incrociano tutta la curva, ma sui 100 metri mi sembra normale),

• la pista piana interpretata con esecuzioni propulsive solo nella curva diventa “palestra di formazione”,

• quanti tecnici hanno in questi anni impostato questo tipo di esecuzione nel giro di pista piana?

• vi ricordate quanti titoli italiani vinti da atleti che percorrevano un cerchio (Salsomaggiore, Ariccia) seppur a velocità alta ma costante nel giro e priva di accelerazioni?

• sono le accelerazioni che fanno la differenza e soprattutto saper accelerare in curva ci da il polso delle competenze tecniche di un atleta nel passo incrociato,

• le preoccupazioni tecniche prima del Campionato Italiano di Forlì ritengo siano state infondate, in quanto anche se il tracciato da 100 metri è stato inserito in un impianto da 25x50, contro gli altri di Salsomaggiore ed Ariccia inseriti in impianti da 30x60 (e con tenuta delle ruote maggiore), i tempi medi di tutte le gare sono stati migliori come migliore è stato il giro più veloce registrato in questi 10 anni di indoor,

• l’impianto in qualche maniera ha condizionato positivamente la distribuzione delle spinte nel giro di pista, nessuno è riuscito ad incrociare per tutto il giro, i reali metri percorsi sono risultati minori rispetto a quelli percorsi in un impianto che avrebbe permesso vie di fuga più grandi,

• perché non impostare il giro di pista piana da 80 metri in questo modo con i nostri “piccoli atleti”?

• utilizziamo maggiormente la nostra osservazione sulle esecuzioni tecniche ed abbandoniamo per qualche tempo il cronometro!

• sono “straconvinto” delle grandi potenzialità dei nostri atleti e dei loro margini di miglioramento,

• quanti hanno smesso di pattinare senza aver avuto la possibilità di conoscere il reale uso del pattino in linea?

• Parliamone…………………

   



Ecco alcune foto del Campionato Indoor di Forlì e della gara negli USA a Filadelfia, si commentano da sole, ma quando vedrete Presti, l’alibi delle piste scivolose non può essere assoluto, il “saper pattinare” ed il raggiungimento della “maestria tecnica”, debbono essere realizzate in qualsiasi situazione (Mainel: coordinazione fine in condizioni variabili).

   

NB: Per richiedere il DVD di circa 2h30’, relativo alla gara di Filadelfia (USA) telefonare direttamente al 348-7502343